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Il nuovo quadro strategico europeo per il clima e l’energia

Il nuovo quadro strategico europeo per il clima e l’energia

di Carlo Carraro

Obiettivo 2030. Con il 40% di riduzione delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990, almeno il 27% del mix energetico proveniente da fonti rinnovabili e un cambiamento strutturale al mercato delle emissioni europeo. Sono queste le principali proposte emerse dalla Comunicazione “A policy framework for climate and energy in the period from 2020 to 2030” – “Un quadro strategico per il clima e l’energia nel periodo 2020-2030”, adottata lo scorso 22 gennaio e presentata a Bruxelles dal presidente della Commissione J. M. Barroso congiuntamente a C. Hedegaard, Commissario Europeo per l’Azione per il Clima e G. Oettinger, Commissario Europeo per l’Energia.

Il documento affonda le sue radici nell’attuale Pacchetto “clima ed energia” contenente gli obiettivi posti al 2020, nella “Tabella di marcia per l’energia 2050” e nella “Tabella di marcia verso un’economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050” e segue la consultazione pubblica aperta a marzo 2013, con la pubblicazione del Libro Verde “Un quadro per le politiche dell’energia e del clima all’orizzonte 2030”. La Comunicazione rivede gli obiettivi attuali, definiti fino al 2020, proiettandoli al decennio successivo, considerando i recenti cambiamenti economici e gli sviluppi nei campi della tecnologia e della ricerca, insieme alle evoluzioni dei prezzi dell’energia.

Gli obiettivi principali dichiarati dalla Commissione sono quello di diminuire la dipendenza dalle importazioni di energia, migliorando così la sicurezza energetica, e di ridurre il costo dell’energia, per dare uno slancio alla competitività dell’industria. La preoccupazione per i cambiamenti climatici in corso e l’uscita dalla crisi vanno di pari passo: l’intento è quello di offrire certezze agli operatori economici e di rendere solide e prevedibili le politiche a tutela del clima per stimolare gli investimenti nei settori delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Il costo dell’energia è uno degli ostacoli alla competitività delle industrie europee; i tasselli della green economy hanno alti potenziali nella creazione di posti di lavoro, anche attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie. Ecco quindi che nuove forme di energia e incremento dell’occupazione possono andar di pare passo. Non a caso, contestualmente alla presentazione del quadro strategico per il clima e l’energia è stata presentata da A. Tajani, Vice presidente della Commissione Europea e Commissario responsabile per l’industria e l’imprenditoria, la comunicazionePer una rinascita industriale europea“.

Nel dettaglio, i punti chiave del nuovo quadro strategico sono riportati di seguito.

Riduzione dei gas ad effetto serra

La Commissione chiede che l’Europa si impegni ad un obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra del 40% rispetto ai livelli del 1990, da raggiungere esclusivamente con misure domestiche (ovvero senza ricorrere alle compensazioni sui mercati internazionali dei crediti di emissione). Questo dovrebbe porre le basi per rendere raggiungibile in modo efficiente l’obiettivo europeo di tagliare le emissioni dell’80% entro il 2050. Nel dibattito internazionale, il 40% rappresentera’ l’impegno di riduzione delle emissioni dell’UE nell’ambito delle negoziazioni globali sul clima del 2015, quando a Parigi si cerchera’ di definire il nuovo accordo vincolante “Post-Kyoto”.

Il 40%, obiettivo presentato dalla Commissione come ambizioso (fino al giorno precedente la pubblicazione del documento, la percentuale oscillava tra il 35% e il 40%)e raggiungibile, non soddisfa tutti, in primis gli ambientalisti. Dato che l’obiettivo di ridurre le emissioni europee del 20% entro il 2020 sarà non solo raggiunto, ma probabilmente superato del 5%, si sarebbe in effetti potuto puntare più in alto. E’ quanto emerge anche da una recente analisi del Potsdam Institute for Climate Impact Research,che evidenzia l’efficienza del target 40% (con un’incidenza sul PIL limitata allo 0,7%), pur evidenziando come questo rappresenti il minimo cui ci si possa impegnare per mantenere viva la possibilità di raggiungere l’80% di riduzione delle emissioni al 2050. Ma un altro studio, “The Optimal Energy Mix in Power Generation and the Contribution from Natural Gas in Reducing Carbon Emissions to 2030 and Beyond”, realizzato dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, sottolinea invece come l’obiettivo del 40% sia più che sufficiente per indirizzare i sistemi economici verso una crescita sostenibile e allo stesso tempo permetta di non penalizzare eccessivamente la competitività industriale (questo aspetto è quanto mai importante perché  l’azione dell’Europa rimane alquanto unilaterale, non essendo seguita dai principali paesi industrializzati o emergenti).

 

 Energie rinnovabili

Al fine di poter raggiungere il 40% di riduzione di gas serra, la Commissione propone di lavorare per un mix energetico che preveda almeno il 27% di energie da fonti rinnovabili a livello europeo entro il 2030. Pur trattandosi di un obiettivo vincolante a livello UE, questo non si traduce in specifici target vincolanti per i singoli stati membri: la Commissione prospetta che i singoli Paesi propongano i propri obiettivi all’interno dei loro piani nazionali e lavorino in modo sinergico per il raggiungimento del traguardo comune, valorizzando in questo modo le risorse locali in modo più flessibile ed efficiente. Su questo punto, le maggiori perplessità derivano dalla libertà delegata a ciascuno stato membro nello stabilire i propri impegni: solitamente, in questi casi, si gioca al ribasso. Si tratta in questo caso di un obiettivo superfluo se non dannoso. Come sottolineato in “The Optimal Energy Mix in Power Generation and the Contribution from Natural Gas in Reducing Carbon Emissions to 2030 and Beyond”, l’obiettivo sulle rinnovabili ha la conseguenza di deprimere in modo rilevante il prezzo del carbonio sul mercato ETS e quindi contraddice gli effetti dell’obiettivo sulle emissioni. Inoltre, un prezzo del carbonio adeguato, ostacolato proprio dall’obiettivo sulle rinnovabili, sarebbe sufficiente per incentivare lo sviluppo delle rinnovabili, e lo farebbe in modo molto più efficiente (a costi più bassi) che non il target del 27% previsto dalla Commission Europea.

 

Efficienza energetica

Rispetto all’obiettivo (non vincolante) attualmente in vigore di aumentare del 20% l’efficienza energetica al 2020, l’Europa non si posiziona troppo bene: sembra che si riuscirà ad arrivare solo al 17%. Viene quindi ora ribadita dalla Commissione l’importanza di migliorare l’efficienza energetica per muovere verso un sistema energetico competitivo, sicuro e sostenibile. Tuttavia, in ottica 2030, per ora nessuna novità: si rimanda alla revisione di giugno 2014 della Direttiva sull’Efficienza Energetica.

Riforma dell’ETS (Emission Trading System) Europeo

Negli ultimi tempi, il mercato delle emissioni europeo ha dovuto far fronte ad un crollo dei prezzi per il surplus di permessi sul mercato (si veda a questo proposito il post: Perché il prezzo del carbonio in Europa è crollato?). Al fine di sostenere i prezzi del carbonio, lo scorso dicembre il Parlamento Europeo ha approvato la soluzione del backloading(rimozione temporanea dal mercato di alcune delle quote di carbonio in eccesso -900 milioni di tonnellate- attraverso lo spostamento della vendita di una parte di permessi alla fine della terza fase (2019-2020)). In aggiunta a questa “cura”, è stata annunciata dalla Commissione Europea una proposta di riforma strutturale dell’ETS, che vorrebbe rendere operativa dal 2021 (inizio della quarta fase) una riserva di stabilità dei permessi di emissioni, mirata a stabilizzarne il prezzo. Si tratta di una misura importante per dare un segnale stabile e di lungo periodo agli investitori, ma che ancora una volta contraddice l’obiettivo del 27% sulle rinnovabili. Sarebbe stato sufficiente il target del 40% ed un monitoraggio del mercato attraverso la riserva di stabilità.

Integrare i mercati dell’energia

Il completamento di un mercato integrato dell’energia (eletticità e gas) a livello europeo è una delle priorità della CE, in quanto rappresenta una delle condizioni per raggiungere gli obiettivi nel campo delle rinnovabili in modo efficiente e per stimolare la concorrenza nel settore, al fine di contenere i prezzi dell’energia. Un mercato dell’energia completamente integrato risulterebbe in risparmi di €40-70 miliardi fino al 2030.

Sicurezza energetica e prezzi accessibili

Oggi, l’80% del petrolio e il 60% del gas consumati in Europa vengono importati: nel 2035, la Commissione stima che queste cifre crescano rispettivamente al 90% e all’80%. Investimenti in tecnologie rinnovabili e nell’efficienza energetica sono necessari non solo per proteggere il pianeta dai cambiamenti climatici, ma anche per aumentare l’indipendenza dell’UE dall’estero: maggior indipendenza significa maggior sicurezza di approvvigionamento nel futuro e una conseguente minor dipendenza dai prezzi dell’energia estera. La Commissione ricorda che riserve domestiche di combustibili fossili non convenzionali e competitivi, come l’olio di scisti, possono contribuire al mix energetico. Nella prospettiva di rafforzare la sicurezza energetica, moderare il costo dell’energia e ridurre le emissioni di gas ad effetto serra è importante puntare non solo sulle rinnovabili, che costituiscono comunque una frazione ancora piccola del mix energetico, ma soprattutto ad un uso diverso dei combustibili fossili.  In questa prospettiva un incremento dell’uso del gas, ed anche dello shale gas, permette di conseguire i tre obiettivi ora menzionati.

Anche se l’acceso dibattito di questi giorni sembra parlare di misure già reali, non dimentichiamo che l’adozione della Comunicazione da parte della Commissione Europea è solo il primo passo di un processo. Il documento dovrà essere discusso e approvato nei prossimi mesi dal Parlamento Europeo e dal Consiglio Europeo. Nel frattempo, una maggior attenzione ai costi della proposta della Commissione e una maggior enfasi alla produzione ed al consumo di gas in Europa sembrano necessarie. Senza dimenticare che l’Europa incide per solo il 15% delle emissioni globali, per cui la sua azione si rivelerà inutile nel controllare il cambiamento climatico in corso se non associata ad una forte azione diplomatica che trasformi le decisione europee in decisioni dei principali paesi al mondo.

Maggiori informazioni

 

Fonte: carlocarraro.org

Centro per un Futuro Sostenibile Via degli Zingari, 15 - 00184 Roma (tel. +39 06.87570009)