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Energia marina: un impianto che sfrutta le onde

Energia marina: un impianto che sfrutta le onde

La partenza è cauta: una piccola macchina da 150 kW inaugurata oggi a Punta Righini, nel mare toscano, davanti a Castiglioncello. Ma lo sviluppo potenziale è grande: secondo le stime del Cnr dai mari del mondo si potrebbe ricavare il doppio dell’energia consumata dall’Italia. Il 25 febbraio scorso la Francia, che comincia a sentirsi un po’ a disagio con il monopolio elettrico affidato a centrali nucleari difficili da sostituire, aveva aperto la partita: Delphine Bato, ministro dell’Ecologia, era arrivata a Cherburg per assicurare che proprio lì, sulla Manica dove passa una delle correnti più forti del continente, la Francia costruirà la sua supremazia “idroeolica”.

Ora l’Italia risponde con l’R115, un impianto che sfrutta non le correnti ma le onde: una parte del dispositivo galleggia sotto il pelo dell’acqua, come le alghe, un’altra parte è ancorata sul fondale. Le due parti sono collegate da braccia che trasmettono l’energia ai pistoni per trasformare la forza motrice dell’onda in elettricità. La macchina è stata ideata nel 2006 da Michele Grassi, un pisano di 43 anni che si è laureato in matematica alla Normale, ha fondato la 40South Energy e ha fatto un accordo con Enel Green Power per lo sfruttamento commerciale dell’invenzione.

La tecnologia offre vari vantaggi: la manutenzione è semplice; l’impianto resta completamente immerso, quindi non ha impatti visivi ed è al riparo dalle tempeste; con un fondale di almeno 40 metri di profondità

è in grado di produrre con tutti i tipi di onde: corte, intermedie e lunghe. E ora verrà sottoposta al primo test: la macchina installata a Castiglioncello dovrebbe essere in grado di produrre circa 220 megawattora all’anno, quanto basta a soddisfare i consumi elettrici di oltre 80 famiglie. Se funzionerà, si potrà pensare alla realizzazione di centrali più grandi: secondo le stime iniziali, sono potenzialmente installabili 36 megawatt per chilometro quadrato (contro i 20 megawatt di eolico onshore).

Con l’impianto toscano l’attenzione per l’energia marina – che si era concentrata sulle correnti soprattutto nello Stretto di Messina, nel canale di Sicilia e nelle Bocche di Bonifacio  –  si sposta dunque sullo sfruttamento delle onde. Già nel 2007 una società scozzese con capitali italiani, la Ocean Power Delivery, aveva costruito una centrale capace di utilizzare commercialmente l’energia delle onde con due impianti (in Portogallo e in Scozia). Poi, nel giugno del 2012, è stato varato nelle Isole Orcadi il primo parco eolico sottomarino (le pale somigliano a quelle che siamo abituati a veder catturare l’energia del vento e il successo dell’eolico ha fatto scendere i costi della tecnologia di base). Ora alla gamma delle possibilità si aggiunge un’altra opzione.

Fonte: repubblica.it

 

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