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Obama e l’inquinamento, bravo ma non esageriamo

Obama e l’inquinamento, bravo ma non esageriamo

di Alessandro Lanza

Nel corso della conferenza di Lima sui cambiamenti climatici (COP20) dello scorso anno i paesi che fanno parte dell’accordo si sono impegnati a presentare quelli che nel gergo della negoziazione vengono chiamati Indcs (Intended Nationally Determined Contributions), ovvero i progetti di riduzione delle emissioni di gas-serra che essi intendono portare alla conferenza di Parigi (COP21) nel dicembre di quest’anno in vista di un auspicato nuovo accordo globale.

Energia elettrica pulita

All’inizio di agosto il presidente Obama ha a sorpresa presentato nuove misure che si inseriscono nel quadro dell’Indc degli Stati Uniti. Esse prevedono una riduzione delle emissioni di gas-serra pari al 26-28 per cento in CO2eq entro il 2025 rispetto ai livelli del 2005. Il nuovo Clean Power Plan è un piano molto articolato frutto del lavoro di mesi da parte dell’Agenzia per la protezione ambientale (Epa). Si tratta – per sommi capi – di un piano per l’energia elettrica pulita che, in questo contesto, significa un piano teso a ridurre le emissioni da parte delle centrali a carbone. Queste costituiscono la principale fonte di emissioni di CO2negli Stati Uniti dove ci sono circa 500 centrali, con una produzione di 1500 GWh, pari a circa il 40 per cento dell’energia prodotta. Le centrali sono concentrate in modo particolare nelle aree che producono carbone. L’obiettivo del nuovo piano dell’amministrazione Obama è più stringente di quello già annunciato qualche tempo fa e mira a ridurre le emissioni di anidride carbonica del settore elettrico in una misura pari al 32 per cento rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030.

Ma è davvero una sfida?

Vi è anzitutto da osservare che la produzione di elettricità con fonti fossili, come mostrato dalla figura 1, è responsabile per non più di un terzo delle emissioni totali. Il Clean Power Plan nulla dice sugli altri due terzi. Un aspetto interessante del piano di Obama è che è articolato a livello di singolo Stato e che per Stati come Wyoming, West Virginia o Kentucky si parla di riduzioni di emissioni delle centrali a carbone nell’ordine del 45 per cento al 2030 rispetto ai valori del 2012. Se per Obama si tratta del “maggiore, più importante passo che abbiamo mai fatto nell’affrontare il cambiamento climatico”, per i suoi oppositori repubblicani come Jeb Bush, “La Carbon Rule del presidente Obama è irresponsabile e si spinge troppo in là. La legge passa sopra la testa dei governi statali, caccerà dai loro posti di lavoro innumerevoli persone e aumenta il prezzo dell’energia per tutti”. Per contro la Casa Bianca stima che le famiglie americane risparmieranno 85 dollari all’anno nella loro bolletta del 2030.

Dove siamo oggi?

Per capire se il piano è davvero ambizioso basta guardare la figura 2. Le emissioni di CO2 del settore elettrico negli Stati Uniti erano nel 2005 pari a 2414 milioni di tonnellate (Mton). Il target al 2030 del 32 per cento è pari a 1642 Mton. Oggi – dati 2014 – le emissioni sono pari a 2051 Mton. In altri termini, per ragioni che precedono il Clean Power Plan, il settore elettrico sta diminuendo le proprie emissioni a una velocità che nel periodo 2005-2014 è stata addirittura superiore a quella attesa da oggi al 2030 (1,6 per cento annuo contro 1,3). Per capire il perché di questa riduzione possiamo osservare la tabella 1. La progressiva riduzione dell’uso del carbone nella produzione dell’energia elettrica data un quarto di secolo e nel 1990 la quota superava addirittura il 50 per cento, mentre oggi è al 39. La tabella offre altri interessanti spunti: la produzione elettrica con derivati dal petrolio non è mai stata rilevante: 4 per cento nel 1990, 0,7 oggi. Due le novità di rilievo di questi 25 anni. La prima è che il contributo del solare ed eolico, pur moltiplicatosi in questi anni di un fattore 63, non copre nemmeno il 5 per cento della generazione elettrica. La seconda novità è l’apporto del gas naturale la cui quota più che raddoppia nel periodo in esame. Interessante infine osservare come altre fonti molto importanti (nucleare o idroelettrico) si caratterizzano per una sostanziale costanza nella quota coperta a significare una costante attenzione agli investimenti anche su queste fonti.

In conclusione

Il presidente Obama e la sua amministrazione prestano grande attenzione al modo in cui vengono presentati i risultati e le proposte. In questo caso quella che – di primo acchito – è sembrata una mossa molto coraggiosa, e per qualcuno un vero e proprio azzardo, si dimostra alla luce dei dati come un sostanziale accompagnamento di un’onda di transizione tecnologica che sta avvenendo da parecchio tempo per diverse ragioni tra cui la lotta all’inquinamento locale e l’andamento prezzi dell’energia. L’andamento dei consumi di energia elettrica negli Stati Uniti, cosi come nel resto dei paesi industrializzati, dipende inoltre da altri fattori tra cui il livello di attività economica. Oltre al cambiamento tecnologico, ci è stata a partire dal 2006 una crisi importante ed una successiva rispesa la cui velocità di recupero è stata meno rapida di come era stato previsto. È possibile dunque che crisi da una parte e mancata ripresa abbiano minato certezze consolidate ed inciso sui consumi di energia anche se forse solo temporaneamente. In conclusione: un deciso e convinto applauso per la manovra Usa che però non è certamente ancora, retorica a parte, “il più importante passo”.

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Clima, rapporto  WGII IPCC

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Gli effetti del riscaldamento globale probabilmente sono “gravi e irreversibili”. È impietoso il giudizio dell’Ipcc (Panel Intergovernativo sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite) nel rapporto diffuso oggi a Yokohama, Giappone, sullo stato di salute mondiale dell’ambiente. I dati confermano che il cambiamento climatico “è una realtà, sta avvenendo ora e sta colpendo le vite e il benessere di intere popolazioni così come quello di ecosistemi delicati alla base di importanti cicli vitali”. Basti pensare alle ondate di calore che hanno colpito l’Europa nel 2003, alle devastazioni prodotte dagli uragani negli Stati Uniti e agli incendi in varie parti del pianeta.

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IPCC report: climate change felt ‘on all continents and across the oceans’

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has already left its mark “on all continents and across the oceans“, damaging food crops, spreading disease, and meltingglaciers, according to the leaked text of a blockbuster UN climate science report due out on Monday. Government officials and scientists are gathered in Yokohama this week to wrangle over every line of a summary of the report before the final wording is released on Monday – the first update in seven years. But governments have already signed off on the critical finding that climate change is already having an effect, and that even a small amount of warming in the future could lead to “abrupt and irreversible changes”, according to documents seen by the Guardian.

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Obama Turns to Web to Illustrate the Effects of a Changing Climate

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Climate change: we’ve put off the difficult decisions for too long

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