Pages Menu
Categories Menu

Posted by

L’Italia e le smart cities: qualcosa si muoveL’Italia e le smart cities: qualcosa si muove

L’Italia e le smart cities: qualcosa si muoveL’Italia e le smart cities: qualcosa si muove

Sempre maggiore è l’interesse di cittadini, Comuni e istituzioni per le «città intelligenti». Milano ha già cominciato a sviluppare un sistema di illuminazione a Led che, oltre a essere più duratura e a consentire una significativa riduzione del consumo di energia elettrica, gradua la sua intensità in base alla luce dell’ambiente e alle persone che frequentano la zona. «Una dimostrazione di questa iniziativa è già presente nelle quindici isole digitali, postazioni esterne distribuite nella città e corredate da spazi wi-fi, noleggio di quadricicli elettrici e possibilità di ricarica elettrica per veicoli privati, il cui numero salirà a trenta nel mese di febbraio», dice Cristina Tajani, assessore alle Politiche per il lavoro, sviluppo economico, università e ricerca. Sempre nel capoluogo milanese comincerà a breve la costruzione di un incubatore per giovani imprese dedite a realizzare progettismart city.

L’UNIONE FA LA FORZA – Nel contempo Genova si sta facendo capifila tra le città portuali per la creazione del Porto Green, che prevede l’approvvigionamento di energia con microimpianti eolici e l’elettrificazione capillare delle banchine per alimentare i servizi all’interno delle navi. Ma non solo. Torino, assieme a Genova e a Milano, ha firmato di recente un protocollo d’intesa per intercettare finanziamenti europei volti a realizzare piattaforme logistiche per i trasporti e aree urbane nell’ottica di trasformare l’ex triangolo d’oro dell’industria italiana nel triangolo delle smart cities. Padova è diventata il punto di riferimento per il progetto Cortili ecologici che continuerà fino a novembre 2014: sostenuto dalla Commissione europea, fa leva sulle famiglie e sui condomini (quattro in sperimentazione a Milano, Cinisello Balsamo e Roma per un totale di 318 alloggi) per adottare abitudini sostenibili e soluzioni intelligenti mirati a ottenere il 30% di riduzione del consumo domestico d’acqua e il 15% di risparmio sia d’energia nelle abitazioni e sia dei rifiuti prodotti.

AL SUD – Esempi eccellenti non mancano neppure in Meridione. Uno di questi è Baronissi in provincia di Salerno. «Qui, l’elevata percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti che ha superato il 73% ha permesso di diminuire il costo del servizio d’igiene urbana del 17% negli ultimi tre anni, un risultato tuttavia inficiato del 50 per cento dai nuovi balzelli contemplati nell’odierna Tares», dice Valerio Ladalardo, geometra responsabile del Servizio ambiente del Comune di Baronissi.

AVERE UN’IDEA – Secondo l’Associazione nazionale Comuni italiani, tre su quattro delle 40 città che hanno partecipato a una recente ricerca eseguita dall’Osservatorio nazionale Smart Citysi stanno avvicinando al paradigma delle città intelligenti. Sebbene la strada sia ancora lunga e non ben tracciata, il fatto di aggregare intenti, condividere esperienze e favorire il dialogo tra gli attori locali sembra essere la via prescelta per cambiare realmente in meglio la qualità della vita quotidiana dei cittadini. Un obiettivo che nel nostro Paese assume le dimensioni di una vera e propria sfida, data la peculiarità del nostro tessuto urbano caratterizzato da una forte identità storica, culturale e sociale e da sole quindici città con più di 200 mila abitanti, da una presenza diffusa di agglomerati medi e dall’85 per cento di Comuni con meno di 10 mila abitanti.

SQUILIBRIO – Come sanare allora lo squilibrio del «metabolismo urbano» che, a una maggiore domanda di risorse naturali, contrappone una riduzione di beni ambientali disponibili e un’elevata produzione di rifiuti? «Non ci si deve per esempio illudere che le nostre città possano diventareintelligenti riempiendole di sensori», precisa Carlo Mochi Sismondi, presidente di Forum PA. «La tecnologia spinta non può infatti sostituire la ricchezza delle relazioni, la partecipazione alle scelte o la cultura dei cittadini sui temi della sostenibilità ambientale». Neppure i soldi, che tuttavia non bastano mai, possono consentire di agganciare un nuovo genere di bene comune, se alle spalle non ci sono strumenti digovernance che aiutino le nostre città a lavorare insieme per trovare un esempio italiano di smart city.

I NUOVI VALORI – Ristrutturare casa propria in un’otticaverde dunque non basta. Come non è sufficiente disseminare il nostro Paese di esperienze isolate che, sebbene siano meritevoli, sono incapaci di dare una svolta alla quotidianità. «Per costruire una vita sostenibile occorre una visione d’insieme (olistica) portatrice di nuovi valori che si declinano per esempio nel verde di prossimità, negli orti urbani a chilometro zero, nella mobilità diffusa, nella coesione sociale, nella connessione con il mondo intero, nella bellezza», dice Andrea Poggio, vice direttore di Legambiente e autore del libro Le città sostenibili (Bruno Mondadori).

ECOQUARTIERI – In questo senso gli ecoquartieri europei hanno fatto scuola. Le prime esperienze dimostrative degli anni Novanta, come per esempio il quartiere Vauban a Friburgo, il Solarcity a Linz (prima città disegnata sull’insolazione di quel territorio), il BedZED a Londra, l’Hammarby Sjostad a Stoccolma o il Gwl Terrein ad Amsterdam, hanno fatto da volano a tantissime altre. Ad Amburgo in Germania è stato per esempio aperto il più grande cantiere di trasformazione urbana d’Europa nella zona portuale ancora in pieno svolgimento; in Francia è stato indetto nel 2011 un concorso nazionale di ecoquartieri che ha prodotto progetti smart per 394 città; in Spagna è stato varato il piano eco-barrios con risorse pubbliche importanti.

INIZIATIVE PROMETTENTI – Questa ventata d’innovazione è arrivata anche in Italia dove si contano alcuni interventi di elevata qualità ambientale su scala di quartiere: di edilizia pubblica (Casanova a Bolzano), in cooperativa (progetto She-Sustainable Housing in Europe a Pesaro), di pregio (Le Albere di Trento), così come nuovi interventi di realizzazione a Monterotondo a Roma e in fase di proposta in altre città quali San Salvario a Torino, alla marina di Catanzaro. Contemporaneamente si registrano le prime richieste di programmazione di ecoquartieri e recenti progetti conclusi o in essere (per esempio quello di Pescara che comprende 150 alloggi costruiti su aree abbandonate con finanziamenti comunitari o quello di Baronissi approvato appena sei mesi fa che prevede risparmio energetico, illuminazione con lampade a Led, isolamento pareti e solai e differenziazione dei rifiuti con sistemi di raccolta interrati). Al fine di proporre qualcosa di più di una semplice somma d’interventi Legambiente ha inoltre lanciato il progetto Ecoquartieri per l’Italia (almeno un ecoquartiere in cento città italiane nei prossimi dieci anni).

A CHE PUNTO SIAMO – C’è chi sostiene che non siamo gli ultimi e neppure i primi in Europa nell’intento di far diventareintelligenti le proprie città, ma a metà della classifica. Di certo si è vissuta una svolta quando nel 2012 il ministero dell’Istruzione e della ricerca stanziò oltre un miliardo di euro in piani smart cities: 400 milioni di euro al Sud e 600 milioni di euro alle altre città italiane. Da allora molti progetti in fase embrionale sono partiti: i loro risultati si potranno vedere forse nel corso del 2014. Un’occasione per riqualificare le nostre periferie e quartieri storici degradati e abbandonati e per ripensare un’urbanistica con spazi pubblici sicuri, ospitali e ricchi di attività è tuttavia alle porte grazie alla nuova programmazione europea 2014-2020, a tutt’oggi oggetto di discussione nel nostro Paese. «La riqualificazione urbana è infatti diventata un obbligo», dice Andrea Poggio. «Se non si dimostra di essere in regola con le politiche pubbliche si perdono i finanziamenti europei». È pertanto necessario fare un salto di qualità, allargare gli obiettivi e nel nostro caso avere un’idea originale e distintiva di città che sappia tenere conto ed esaltare il capitale sociale e culturale italiano tra i più solidi al mondo.

 

Fonte: repubblica.it

Centro per un Futuro Sostenibile Via degli Zingari, 15 - 00184 Roma (tel. +39 06.87570009)