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Il futuro degli agglomerati urbani tra immigrazioni, clima e grandi eventi per le Città. Intervista a Francesco Rutelli

Il futuro degli agglomerati urbani tra immigrazioni, clima e grandi eventi per le Città. Intervista a Francesco Rutelli

di Paolo Cento
Fonte
: Articolo 9  – 1/2025

Sfide e opportunità per le città del futuro tra crisi climatica, innovazione e nuove dinamiche urbane e sociali.

Città Vince Città Perde un libro che ci racconta la centralità degli agglomerati urbani e metropolitani: ma la crisi demografica dell’Europa e la crisi climatica non mettono in crisi questo modello?
Le crisi climatiche aggravano le prospettive per le maggiori ‘metropoli della disperazione’, in particolare quelle africane, cresciute ospitando decine di milioni di persone in fuga dalla povertà rurale, ma non come destinazioni di sviluppo umano programmato, e realistico. Inoltre, l’impatto dell’innalzamento dei mari e dei fenomeni di subsidenza minacciano vaste aree e città costiere in tutti i continenti, e non solo gli Stati insulari. In parallelo, il declino demografico occidentale (e non solo) può invece portare a razionalizzare gli assetti urbani-metropolitani cresciuti in modo non di rado caotico sulla spinta delle urbanizzazioni del secondo dopoguerra, del boom economico e della stagione di globalizzazione collaborativa. Questo può valere anche per diverse megalopoli cinesi, che vedono limitare la crescita esponenziale degli ultimi decenni e ad esempio sperimentano modelli interessanti di forestazione urbana, o di ‘città-spugna’ (per assorbire i fenomeni estremi).

Consumo zero di suolo e rigenerazione urbana delle Città sono possibili senza grandi risorse di investimento pubblico?
Distinguiamo. Io non amo certe classificazioni quantitative terrorizzanti sul ‘consumo di suolo’, che includono, ad esempio, i pannelli per l’agrivoltaico, o i sistemi legati alle vasche di laminazione per riorganizzare sistemi idrici, disponibilità di acqua per l’agricoltura e per l’adattamento ai Cambiamenti climatici. Chi le risponde – come lei sa – ha guidato un’Amministrazione di Roma che ha cancellato 59 milioni di metri cubi edificabili in base al Piano Regolatore vigente, attraverso la Variante urbanistica di Salvaguardia di metà anni ’90, e ha anche stabilito in collaborazione con la Regione la più vasta superficie di territorio di una Capitale europea destinata irreversibilmente a Parchi, verde pubblico o attività agricole (quasi i due terzi del territorio comunale). Mentre trascuriamo che nel solo 2024 il Brasile ha perso oltre 30 milioni di ettari di vegetazione (60% nella foresta pluviale), a causa di incendi, più che mai dobbiamo accelerare in Italia e in Europa sulle rigenerazioni, trasformazioni, demolizioni/ricostruzioni di parti obsolete e invivibili nelle nostre città: è una delle migliori filiere produttive ed occupazionali – anche per la manutenzione programmata e costante – su cui potremo contare in avvenire. Anche per trasformare grandi complessi per uffici o commerciali oggi in crisi. E insisto sull’adattamento: le esperienze tragiche dell’Andalusia e di Los Angeles dovrebbero aver aperto gli occhi a tutti. Questo significa, come lei sottolinea giustamente, programmare investimenti pubblici. Certi, stabili, sostenibili, monitorati, trasparenti ed efficaci.

La crisi dell’Europa si misura anche dalla decadenza delle grandi città?
In tutte le classificazioni e statistiche internazionali, le città europee sono tuttora ai vertici della vivibilità. Vanno contrastati due fenomeni, che peraltro i poteri pubblici avrebbero tutti gli strumenti per governare: la crescita intollerabile di diseguaglianze (che in molti casi si riflette nella crisi dell’accesso ad abitazioni dignitose per tutti; un fenomeno che riguarda in particolare giovani e studenti, ceti popolari in perdita del loro potere d’acquisto, immigrati); e lo snaturamento dei centri urbani per un turismo massivo che allontana i residenti, riduce diversità e qualità urbana. A questo proposito può e deve aiutare la tecnologia. Con i nuovi strumenti digitali vanno incoraggiati la diversificazione dei flussi, comportamenti ecosostenibili dei turisti, l’indirizzo anche verso centri minori e borghi. Il turismo è la prima industria del nostro Paese, occorre saper guidare le nuove tendenze e scoprire le potenzialità di crescita e di lavori qualificati. Non valorizziamo un’offerta meravigliosa che l’Italia potrebbe sviluppare 365 giorni all’anno e nell’intero territorio nazionale.

Cosa ci possono insegnare le spinte innovative che vengono dalle città dell’oriente (Cina, Giappone) ma anche da quelle arabe (Dubai, Riyadh)?
Nel mio libro racconto decine di realtà in trasformazione. Alcune sorprendenti (come i grattacieli, ad esempio a Singapore, che anziché produrre emissioni e riflettere calore assorbono le radiazioni solari e producono alimenti vegetali per migliaia di persone). O la competizione per attirare investimenti miliardari nel Golfo e creare grandi trasformazioni, non solo urbane. O il boom delle produzioni di auto elettriche a Shenzhen o Shanghai (chi c’è stato di recente, sa che il traffico automobilistico è quasi silenzioso). O la competizione per i semiconduttori in varie parti del mondo. Ma pure disastri come Forest City, a Jodor, in Malesia, metropoli abbandonata il cui costruttore – la cinese Country Garden – è praticamente in fallimento.

I grandi eventi come Expò 2015 per Milano, il Giubileo in corso a Roma, le Olimpiadi invernali Milano-Cortina sono ancora occasioni decisive per migliorare la qualità delle Città?
Abbiamo avuto Grandi Eventi che hanno contribuito alla rinascita di una città (come le Olimpiadi del ’92 a Barcellona), altre che hanno riequilibrato lo sviluppo urbano (come Londra 2012, a vantaggio della parte orientale della città), altre che si sono tradotte in disastri economici e impianti ed edifici abbandonati. Expò 2015 a Milano ha certamente contribuito alla crescita della città – che ha molto migliorato l’offerta di trasporto pubblico, anche se soffre della mancanza di alloggi per i giovani. Il Giubileo 2025 dovrebbe essere un’occasione per migliorare specialmente la manutenzione straordinaria e l’organizzazione ordinaria della Capitale. Per Milano-Cortina, vedremo.

Le nuove fratture sociali, a cominciare da quelle generate dall’immigrazione, non rischiano di rendere invivibili le città del XXI secolo?
Se trasformiamo il governo delle migrazioni in una costante barricata politico-ideologica, siamo fritti. Legalità e integrazione possono e debbono essere le due facce di questa medaglia.

IL LIBRO
Oggi, per la prima volta nella storia, la gran parte dell’umanità vive in città, spesso in megalopoli con oltre 10 milioni di abitanti. Ma cosa rende le città tanto attraenti? E perché in certi momenti alcune emergono per dinamismo, piacevolezza, creatività e altre decadono e si spengono? Perché una città vince e una perde? Babilonia, Gerusalemme, Atene, Roma, Parigi, Londra, New York, Pechino… da sempre nella storia le città hanno determinato i cambiamenti decisivi per l’umanità. E oggi, più che mai, sono le città il terreno di competizione e di conflitto a livello globale: ci sono città che crescono e che vincono e altre che declinano e che perdono. Alcune addirittura letteralmente affondano. In questo libro, attualissimo, documentato e ricco di dati, Francesco Rutelli – riconosciuto oltre le linee di divisione politica per la visione e i risultati ottenuti nel governo della Capitale – descrive le sfide dell’innovazione e quelle per la vivibilità, le trasformazioni possibili e i problemi che faranno la differenza per città, metropoli, comunità di cittadini. La crisi climatica imporrà cambiamenti profondi. La transizione digitale e quella dell’Intelligenza Artificiale muteranno abitudini, servizi, istruzione, lavoro; creeranno opportunità e anche minacce, sino a forme di sorveglianza di massa. Non avremo edilizia, produzioni manifatturiere, né organizzazione degli uffici e del commercio uguali a quelle che abbiamo conosciuto per decenni. Dovremo cambiare molte realtà dell’abitare, della mobilità, del tempo libero. Crisi demografica e immigrazione imporranno scelte cui siamo tuttora impreparati.

Centro per un Futuro Sostenibile Via degli Zingari, 15 - 00184 Roma (tel. +39 06.87570009)